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Attualità
INCONTRI URBANI +
18 gennaio 2016
Ambra Chiaradia, architetto:
Tesi per la riqualificazione
del quartiere di Dharavi,
MUMBAI
INDIA
Riflessioni sull’abitare contemporaneo: il caso di uno slum indiano. Ambra Chiaradia* porta in primo piano la questione della città indiana di Mumbai ed in particolare il caso specifico di Dharavi. Questo quartiere è uno dei più estesi insediamenti autocostruiti di una metropoli che conta oggi più di 18 milioni di abitanti. Ciò nonostante mantiene a tutti gli effetti le caratteristiche di un villaggio dentro la città, con un vibrante mosaico di piccole case di mattoni a due o tre piani, strette vie percorribili solo a piedi e laboratori artigianali. Sorto inizialmente alla periferia della città, Dharavi si trova oggi nel cuore della capitale finanziaria dell’India ed è diventato oggetto di investimenti e sviluppo immobiliare. Queste proposte di riqualificazione non tengono però conto della realtà locale, profondamente radicata nel quartiere da più di un secolo, ignorando qualsiasi processo di progettazione partecipata e di dialogo con i residenti.
Grazie ad una borsa di studio finanziata dal Politecnico di Milano. Ambra ha avuto occasione di conoscere in prima persona questa realtà e dopo alcuni mesi di lavoro e ricerca sul campo ha deciso di approfondire la questione in tesi di laurea. La sua ricerca si propone di affrontare due fondamentali questioni: da un lato il tema del rapporto sociale ed economico di queste realtà locali con una metropoli in continua espansione. Dall’altro il problema ecologico di una città costruita su terreni paludosi e debole di fronte alle violente alluvioni causate dai monsoni, che colpiscono maggiormente proprio gli insediamenti informali.
L’incontro con Ambra diventa quindi occasione per una riflessione sulla necessità della salvaguardia e integrazione di realtà locali in una visione che inquadra l’intero territorio di riferimento, con una particolare attenzione alle problematiche riguardanti una gestione sostenibile dell’acqua, in un contesto particolare come quello indiano dove la questione ambientale risulta fondamentale negli sviluppi urbani futuri.


*Ambra Chiaradia (Conegliano, 1989) è laureata in architettura al Politecnico di Milano. Da sempre appassionata di città e di viaggi, ha frequentato il terzo anno di studi presso l’Universidad Politecnica de Valencia, in Spagna, svolgendo parallelamente una ricerca sull’impatto dei progetti urbani avvenuti nella città. Nel 2012 ha collaborato con l’ufficio di pianificazione urbana del comune di Trieste per la redazione del nuovo PRGC; nel 2014, durante l’ultimo anno di studi, ha poi svolto un periodo di formazione presso URBZ, uno studio di ricerca urbana e azione collettiva a Mumbai, in India, approfondendo ulteriormente il tema dell’abitare contemporaneo.

1. Ambra nel quartiere di Kumbharwada a Dharavi
Nel denso tessuto urbano di Dharavi, gli spazi aperti sono pochi e sfruttati al massimo. Usate come mercati all'aperto, come luoghi per la cottura di ceramiche e il riciclo dell'immondizia, le vie del quartiere si aprono qua e la in piccole corti che diventano il fulcro della vita sociale del quartiere.

2. Immaginando la crescita di uno slum
Dharavi, con la sua densità di circa 340.000 abitanti per kmq, accoglie ogni giorno nuove persone provenienti dai luoghi più diversi dell'India. In una città sovrappopolata e senza più terra disponibile, è fondamentale domandarsi dove troverà alloggio chi arriva in cerca di un lavoro e soprattutto che tipo di crescita urbana si voglia perseguire.

3. Nuovi spazi aperti proposti
Durante il periodo monsonico la città di Mumbai viene periodicamente colpita da violente alluvioni che scatenano una serie di conseguenze drammatiche sia per la popolazione che per l'ambiente. La proposta di una gestione sostenibile dell'acqua all'interno degli insediamenti informali, carenti di adeguate infrastrutture, diventa anche occasione di rigenerazione di un sistema verde di spazi aperti.

4. Sistema integrato delle acque e degli spazi aperti
Il nuovo sistema di gestione dell’acqua si dirama in tutto il quartiere seguendone la topografia. Le strategie proposte corrispondono a differenti elementi a seconda del punto del quartiere interessato ed uniscono aspetti tecnici di drenaggio e fitodepurazione a interventi di paesaggio e rinaturalizzazione di Dharavi.




 
Riprende l'attività con la nuova denominazione "Ecomuseo dalle Dolomiti al Piave"
Ecomuseo e turismo, Ponte ci sta pensando
PONTE NELLE ALPI. Oggi a Ponte nelle Alpi si parla di turismo. Soprattutto delle prospettive future, tenendo anche conto della proposta di legge regionale che in parte ha accolto le osservazioni inviate congiuntamente dai comuni della provincia di Belluno.
Martina Reolon
16 gennaio 2013
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Attualità
INCONTRI URBANI +
18 gennaio 2016
Emanuele Pierobon, urbanista:
Piano di riqualificazione del quartiere di Polana Caniço,
MAPUTO
MOZAMBICO
L’incontro con Emanuele Pierobon* ha per oggetto la sua partecipazione come tecnico specialista nel progetto di riqualificazione di Polana Caniço, un quartiere della periferia di Maputo, la capitale del Mozambico. L’area urbana in questione occupa più 600 ettari ed è caratterizzata da grandi problematiche urbanistiche e socioeconomiche che hanno nella povertà il loro principale denominatore comune. Tuttavia, Polana Caniço è allo stesso tempo un quartiere dotato di un notevole potenziale di sviluppo grazie alla sua ubicazione strategica, in prossimità di elementi urbani di grande peso economico, funzionale e simbolico.
Nel corso dei due anni impiegati per elaborazione del progetto Emanuele si è occupato principalmente degli studi di analisi urbana e diagnostica e della formulazione delle proposte urbanistiche, essendo responsabile anche della gestione delle relazioni con tecnici e amministratori locali e delle presentazioni periodiche degli stati di avanzamento del progetto alla popolazione locale. Queste ragioni lo hanno portato a viaggiare in Mozambico in più occasioni.
Di questa esperienza professionale l’autore propone di mettere in luce soprattutto le difficoltà e contraddizioni che si sono dovute affrontare sia sul piano “tecnico-operativo”, come anche su un piano “etico-concettuale”. La riflessione proposta ha due principali propositi. Il primo è mettere in guardia altri professionisti circa una serie di ingenuità e malintesi nei quali ci si può imbattere quando ci si ritrova a lavorare in un contesto culturale e sociale così diverso dal proprio. Il secondo è quello di generare coscienza sul fenomeno della gentrificazione, un problema attuale di molte città occidentali, ma pure presente nelle città povere del Terzo Mondo dove i suoi effetti tendono ad essere però assai più drammatici.

*Emanuele Pierobon (Belluno, 1975) si è laureato in Urbanistica e Pianificazione Territoriale allo IUAV di Venezia, dove nel 2005 ha ottenuto anche il titolo di Dottore di Ricerca in Politiche Pubbliche del Territorio. Nel 2003 si è trasferito in Spagna, dove vive e lavora. Nei sui 10 anni di professione si è occupato principalmente di piani territoriali, piani di gestione del paesaggio, piani di mobilità sostenibile e progetti per lo sviluppo locale. È stato inoltre docente presso l’Universidad Europea de Madrid ed è attivista dei nuovi approcci all’urbanistica orientati alla valorizzazione della partecipazione e del capitale sociale.

1. Litorale di Maputo, donne in attesa del rientro dei pescatori all'imbrunire.

2. Strada di Polana Caniço; donne vendono il pesce in un banchetto improvvisato. Il commercio informale è un’attività onnipresente nelle strade della città.

3. Bancarelle del mercato all’aperto di Xipimanine, uno dei più grandi della città, situato in prossimità del quartiere di Polana Caniço.

4. Strada di Maputo: il contrasto radicale tra i modelli di vita proposti dalla pubblicità e la realtà quotidiana della maggior parte degli abitanti di Maputo.

5. Polana Caniço, una strada allagata durante gli acquazzoni di febbraio. La mancanza di infrastrutture e la scarsissima manutenzione delle poche esistenti espone la maggior parte delle strade ad allagamenti periodici con gravi conseguenze per la mobilità e con grandi rischi sanitari (la malaria è tuttora insieme all'AIDS una delle principali cause di morte nel paese).

6. Canale di scolo lungo una delle principali strade che attraversano Polana Caniço. Questa soluzione apparentemente rudimentale è in realtà molto efficace in un contesto di infrastrutture quasi inesistenti o obsolete.

7. Polana Caniço, trincea per la costruzione del nuovo asse viario della Julius Nyerere.

8. Il piano-immagine del Master Plan elaborato per la riqualificazione di Polana Caniço.





 
Sentiero dei Fortini
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Dal Castello di S. Giorgio ai fortini "napoleonici" alle Cave di Fason.
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